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RAGGIO DI LUCE - La Dott.ssa Miragliuolo: "Se le ombre d’Europa marciano insieme ai carri armati…"
07.05.2024 14:42 di Redazione

La Dott.ssa Anna Lucia Miragliuolo, presidente onorario dell’Associazione Raggio di Luce, scrive la seguente lettera a “Napoli Magazine”:"Siamo in grave pericolo e i nostri mezzi di comunicazione non ne danno, per lo più, corretta informazione. Sembra di vivere in una grande bolla di immagini “reali”, come in un film di guerra, che vediamo scorrere tranquillamente seduti nella nostra bella poltrona di casa. Le immagini violente non ci fanno più impressione, né ci trasmettono più dolore per la loro atrocità. Siamo anestetizzati alla sofferenza degli altri, perché lontana da noi, noi, che ci riteniamo cristiani cattolici, ma non ci rendiamo conto di quanto siamo ipocriti e razzisti nei confronti di chi soffre; ci sentiamo quasi superiori e quel dolore non ci tocca, non è il nostro e quindi non esiste: tutto ci scivola via di dosso. Eppure, dicevo, ci sentiamo cristiani e andiamo a messa ogni Domenica, pensando che questo sia sufficiente per sentirsi a posto con la propria coscienza. Ma come diamine siamo giunti a tal punto, nonostante milioni di anni di evoluzione e migliaia di istituzioni sorte ad elevare la qualità del nostro vivere comune? Nonostante il mio orrore sul piano etico, i meccanismi purtroppo non son difficili da capire. Tra le concause si annoverano le molte distrazioni che la società contemporanea ci mette a disposizione. Elementi futili, che servono solo ad accrescere il nostro io, la nostra esteriorità e non la nostra anima. Questo eleva muri di indifferenza verso l’altro. Eppure basterebbe ricordare il messaggio del Vangelo che dice “Ama il tuo prossimo come te stesso” … No, sbaglio. Ricordare non basta: condividere, percepire come irrinunciabile sarebbe l’antidoto. Ma in questo panorama di odio c’è un ragazzo. Si tratta di un pittore di street art della periferia di Napoli, un ragazzo speciale e meraviglioso. Ciro Cerullo, pseudonimo Jorit, uno degli artisti nel suo genere più famoso al mondo, che sta suscitando molte polemiche. Egli va dipingendo ovunque, in un mondo senza confini, volti di persone famose che hanno lasciato una traccia indelebile per quanto hanno rappresentato nella storia della umanità. Volti con segni caratteristici, due cicatrici come marchi di appartenenza che li rendono tutti legati da una storia che vuole gridare forte un appello alla pace. Volti, come quello di Allende, Mandela o Gramsci e di molti altri, come Maradona,  diventato un’attrazione turistica. Ma quando dipinge l’effige di Dostoevskij sulla parete di un istituto superiore di Napoli, si innesca una polemica così imponente da lasciare senza parole, da arrivare a censurare. Jorit replica sostenendo anche che l’ Università  Bicocca di Milano, abolendo il corso monografico di Paolo Nori sullo scrittore sovietico, ha messo in atto una vera e propria provocazione verso la Russia, osservando come nell’attuale clima di odio la chiusura interculturale non consente ponti di collaborazione e di pace. Alla televisione di stato russa che lo ha intervistato ha spiegato che lo studio dei migliori prodotti culturali di altri Paesi è in grado di creare un solido ponte verso la comprensione e la pace. Animato dallo stesso intento ideale, quando partecipa a un evento artistico internazionale organizzato annualmente dalla Russia, egli sceglie di dipingere il volto di una nostra attrice, Ornella Muti, originaria di tale Paese, volendo dimostrare sempre quale sottile, ma significativo filo  unisca il mondo. La disponibilità all’incontro con Putin è stata a mio parere distorta accusando l’artista di simpatie per un dittatore autore di una guerra fratricida, ma Jorit ha altresì dipinto, su un palazzo a Mariupol, il viso di una bambina con negli occhi una bandiera del Donbass, in uno sfondo bellico  raffigurante una bomba recante la scritta NATO: in tal modo, mettendo a rischio la propria vita. Nonostante ciò questo grande messaggio di pace viene appunto strumentalizzato da tutti, persino da  quelli che io ritengo essere il gotha del giornalismo italiano. Persone con uno spessore morale alto, una  notevole onestà intellettuale che li rende liberi. Eppure non sono riusciti ad andare oltre, a cogliere il messaggio reale che questo artista sta faticosamente lanciando. Egli ha mostrato la sua verità del dolore, di una guerra assurda fuori da ogni logica umana. Il dolore di una bambina del Donbass deve avere la stessa dignità di quella di ogni altro bambino del mondo che soffre. E non ha importanza chi sia questa creatura, anche se egli ha dovuto spiegarlo. Il messaggio che emerge forte dalle sue opere è anche, come dicevamo,  che la grande letteratura, e non solo, l’arte in generale, unisce le nazioni. Il presidente russo Vladimir Putin sembra esserne stato colpito e, elogiando il murale, ha confermato come l’ arte possa essere il collante del mondo, usando la parola “speranza” per la prima volta. E se un uomo come lui, il presidente di una grande nazione, che si mostra spietato in numerose occasioni, è riuscito a usare questo vocabolo, voglio credere che una strada per la pace ci possa essere.
Sono rimasta stupita e sgomenta per il grande contrasto tra tale barlume di speranza, appunto, e gli attacchi sferrati da tanti italiani verso Jorit, persino da un grande giornalista, di cui ho sempre ammirato l’integrità morale, Corrado Formigli, che lo ha definito un giullare di corte, un antiatlantista e antieuropeista, non andando oltre l’immagine di Jorit fotografato con Putin o meglio non sapendo e non volendo andare oltre. Invece il messaggio dell’artista è davvero grande e tutti dovremmo supportarlo, perché rappresenta più di quanto chiunque altro, politici in primis, stiano mettendo in campo in termini di trattative di pace, e questo va affermato per amor di verità. I prodromi della guerra in atto risalgono già al 2014, quando gli ucraini hanno invaso il Donbass, che aveva scelto con un referendum di essere indipendente. In otto anni ci sono stati 14.000 morti, senza contare i successivi a quello che consideriamo l’attuale conflitto con la Russia. Nessuno ha davvero mosso un dito in direzione opposta a quella bellica. Nemmeno quando il quattro dicembre 2018 il professor Orsini, esperto di geopolitica e specializzato in sociologia del diritto internazionale, conferì al Parlamento italiano sulla situazione dolorosa in Donbass e sulla reale possibilità che la Russia avrebbe invaso l’ Ucraina. Peccando di presunzione, vado oltre quanto  prospettato dall’ autorevole studioso, ritenendo responsabili di tutti questi morti anche il mio Governo, e non solo, ma l’intero Parlamento europeo, che ha mostrato servilismo verso l’ America senza far emergere una propria identità, tale da consentire di evidenziare come gli odierni interessi e le visioni geopolitiche d’ Europa possano essere diversi da quelli americani. Io dunque non so giustificare il mio Paese per non aver saputo rispettare né recepire il sentimento degli italiani che non vogliono la guerra, né gli appelli continui del Papa per la pace. Mi sento responsabile della morte di ogni singolo ucraino morto e per ogni bambino che ha subito violenza, per l’irresponsabilità del mio governo che non ha saputo prevedere tale carneficina e ci ha resi complici di tutto quello che sta succedendo in Ucraina. Mi sembra di vivere un incubo senza fine. E questa mia malattia, la SLA, che mi tiene in un letto, mi pesa maggiormente, in quanto mi priva della possibilità di fare qualcosa di più. Se non avessi avuto questo impedimento, mi sarei legata con catene fuori Montecitorio fino a quando non avessero ascoltato il mio appello alla pace. Ancora, se una mia foto con Putin avesse potuto salvare un solo bambino ucraino, io ne avrei fatte dieci di foto! Mi sembra che tutti abbiano dimenticato cosa dice Machiavelli nel suo trattato politico Il principe: il fine giustifica il mezzo. E’ sempre stato fuori da ogni logica pensare che l’ Ucraina potesse vincere una sfida armata contro la Russia. Solo a poveri ignoranti di politica internazionale sarebbe potuto succedere di crederci, ma non a chi ha la responsabilità politica di proteggere i principi costituzionali, facendo tesoro dell’esperienza concreta delle clamorose sconfitte incassate dall’ America, e non solo, ma anche di tutto il modus operandi negli scenari di guerra che l’han vista protagonista (vedi Afghanistan, Iran, Iraq e Vietnam). Quindi, come dice giustamente il governatore della Regione Campania, l’ Occidente non ha le carte in regola per dare lezioni ad alcuno.
Questo scenario drammatico ci lascia attoniti e disarmati, privi della possibilità di fare alcunché. Eppure, come ho spiegato, la guerra in oggetto, detta “operazione speciale” dalla Russia, si poteva prevedere. Pur volendo superare l’errore commesso nel 2014 al primo allarme, cui ho già accennato, non posso giustificare il secondo, quando, quattro anni dopo, il prof. Orsini relazionò in modo inconfutabile a riguardo, avvisando che la Russia avrebbe risposto con la guerra. Tale importante informazione fu completamente ignorata e sottovalutata dai nostri parlamentari, chiudendo gli occhi davanti a quello che sarebbe accaduto nel cuore dell’Europa. Il nostro governo non ha ascoltato il grido di pace sollevato dalla maggior parte degli italiani, delle numerose associazioni, di Emergency, che di scenari di guerra ne conosce bene. E non dimentichiamo le analisi avanzate dalle molte menti eccelse al mondo, come il fisico Carlo Rovelli, e i numerosi e frequenti appelli alla pace da parte del Papa. Come dice giustamente Jorit, quanti non hanno voluto la pace, contrastando e mettendo alla gogna tutti coloro che la reclamano, vanno insieme ai carri armati. Avrei voluto che  il mio Paese avesse avuto il coraggio di ascoltare il grido di pace degli italiani e che fosse stato  magari la nazione capofila dell’ Europa ricoprendo un ruolo importante a tracciare un piano di trattative, facendo emergere i nostri valori democratici nel rispetto dei principi sanciti nella Carta Costituzionale e dimostrando così al mondo che non si può esportare la democrazia con le armi, ma con l’ esempio.
Mi strazia che l’imperversare di tanta violenza sia alimentato da un odio feroce che offuscherà la mente dei popoli, senza lasciar spazio per intravedere la strada giusta verso la costruzione di un equilibrio capace di rendere il mondo migliore. Non riesco insomma a vedere nei politici la condanna alla violenza da qualsiasi parte provenga: senza una politica guidata da autentica onestà intellettuale non si potrà mai costruire una reale alternativa efficace in termini di sistemi nazionali pacifici. Se, al contrario, queste basi di civiltà esistessero, si potrebbe persino pensare ad una visione moderna di Europa che vada da Portogallo a Urali,  inglobando dunque anche la Russia, un grande Paese, con una grande storia culturale alle spalle, dimostrando che sarebbe deleterio continuare a ostracizzarlo in blocco come nemico".

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di Napoli Magazine

07/05/2024 - 14:42

La Dott.ssa Anna Lucia Miragliuolo, presidente onorario dell’Associazione Raggio di Luce, scrive la seguente lettera a “Napoli Magazine”:"Siamo in grave pericolo e i nostri mezzi di comunicazione non ne danno, per lo più, corretta informazione. Sembra di vivere in una grande bolla di immagini “reali”, come in un film di guerra, che vediamo scorrere tranquillamente seduti nella nostra bella poltrona di casa. Le immagini violente non ci fanno più impressione, né ci trasmettono più dolore per la loro atrocità. Siamo anestetizzati alla sofferenza degli altri, perché lontana da noi, noi, che ci riteniamo cristiani cattolici, ma non ci rendiamo conto di quanto siamo ipocriti e razzisti nei confronti di chi soffre; ci sentiamo quasi superiori e quel dolore non ci tocca, non è il nostro e quindi non esiste: tutto ci scivola via di dosso. Eppure, dicevo, ci sentiamo cristiani e andiamo a messa ogni Domenica, pensando che questo sia sufficiente per sentirsi a posto con la propria coscienza. Ma come diamine siamo giunti a tal punto, nonostante milioni di anni di evoluzione e migliaia di istituzioni sorte ad elevare la qualità del nostro vivere comune? Nonostante il mio orrore sul piano etico, i meccanismi purtroppo non son difficili da capire. Tra le concause si annoverano le molte distrazioni che la società contemporanea ci mette a disposizione. Elementi futili, che servono solo ad accrescere il nostro io, la nostra esteriorità e non la nostra anima. Questo eleva muri di indifferenza verso l’altro. Eppure basterebbe ricordare il messaggio del Vangelo che dice “Ama il tuo prossimo come te stesso” … No, sbaglio. Ricordare non basta: condividere, percepire come irrinunciabile sarebbe l’antidoto. Ma in questo panorama di odio c’è un ragazzo. Si tratta di un pittore di street art della periferia di Napoli, un ragazzo speciale e meraviglioso. Ciro Cerullo, pseudonimo Jorit, uno degli artisti nel suo genere più famoso al mondo, che sta suscitando molte polemiche. Egli va dipingendo ovunque, in un mondo senza confini, volti di persone famose che hanno lasciato una traccia indelebile per quanto hanno rappresentato nella storia della umanità. Volti con segni caratteristici, due cicatrici come marchi di appartenenza che li rendono tutti legati da una storia che vuole gridare forte un appello alla pace. Volti, come quello di Allende, Mandela o Gramsci e di molti altri, come Maradona,  diventato un’attrazione turistica. Ma quando dipinge l’effige di Dostoevskij sulla parete di un istituto superiore di Napoli, si innesca una polemica così imponente da lasciare senza parole, da arrivare a censurare. Jorit replica sostenendo anche che l’ Università  Bicocca di Milano, abolendo il corso monografico di Paolo Nori sullo scrittore sovietico, ha messo in atto una vera e propria provocazione verso la Russia, osservando come nell’attuale clima di odio la chiusura interculturale non consente ponti di collaborazione e di pace. Alla televisione di stato russa che lo ha intervistato ha spiegato che lo studio dei migliori prodotti culturali di altri Paesi è in grado di creare un solido ponte verso la comprensione e la pace. Animato dallo stesso intento ideale, quando partecipa a un evento artistico internazionale organizzato annualmente dalla Russia, egli sceglie di dipingere il volto di una nostra attrice, Ornella Muti, originaria di tale Paese, volendo dimostrare sempre quale sottile, ma significativo filo  unisca il mondo. La disponibilità all’incontro con Putin è stata a mio parere distorta accusando l’artista di simpatie per un dittatore autore di una guerra fratricida, ma Jorit ha altresì dipinto, su un palazzo a Mariupol, il viso di una bambina con negli occhi una bandiera del Donbass, in uno sfondo bellico  raffigurante una bomba recante la scritta NATO: in tal modo, mettendo a rischio la propria vita. Nonostante ciò questo grande messaggio di pace viene appunto strumentalizzato da tutti, persino da  quelli che io ritengo essere il gotha del giornalismo italiano. Persone con uno spessore morale alto, una  notevole onestà intellettuale che li rende liberi. Eppure non sono riusciti ad andare oltre, a cogliere il messaggio reale che questo artista sta faticosamente lanciando. Egli ha mostrato la sua verità del dolore, di una guerra assurda fuori da ogni logica umana. Il dolore di una bambina del Donbass deve avere la stessa dignità di quella di ogni altro bambino del mondo che soffre. E non ha importanza chi sia questa creatura, anche se egli ha dovuto spiegarlo. Il messaggio che emerge forte dalle sue opere è anche, come dicevamo,  che la grande letteratura, e non solo, l’arte in generale, unisce le nazioni. Il presidente russo Vladimir Putin sembra esserne stato colpito e, elogiando il murale, ha confermato come l’ arte possa essere il collante del mondo, usando la parola “speranza” per la prima volta. E se un uomo come lui, il presidente di una grande nazione, che si mostra spietato in numerose occasioni, è riuscito a usare questo vocabolo, voglio credere che una strada per la pace ci possa essere.
Sono rimasta stupita e sgomenta per il grande contrasto tra tale barlume di speranza, appunto, e gli attacchi sferrati da tanti italiani verso Jorit, persino da un grande giornalista, di cui ho sempre ammirato l’integrità morale, Corrado Formigli, che lo ha definito un giullare di corte, un antiatlantista e antieuropeista, non andando oltre l’immagine di Jorit fotografato con Putin o meglio non sapendo e non volendo andare oltre. Invece il messaggio dell’artista è davvero grande e tutti dovremmo supportarlo, perché rappresenta più di quanto chiunque altro, politici in primis, stiano mettendo in campo in termini di trattative di pace, e questo va affermato per amor di verità. I prodromi della guerra in atto risalgono già al 2014, quando gli ucraini hanno invaso il Donbass, che aveva scelto con un referendum di essere indipendente. In otto anni ci sono stati 14.000 morti, senza contare i successivi a quello che consideriamo l’attuale conflitto con la Russia. Nessuno ha davvero mosso un dito in direzione opposta a quella bellica. Nemmeno quando il quattro dicembre 2018 il professor Orsini, esperto di geopolitica e specializzato in sociologia del diritto internazionale, conferì al Parlamento italiano sulla situazione dolorosa in Donbass e sulla reale possibilità che la Russia avrebbe invaso l’ Ucraina. Peccando di presunzione, vado oltre quanto  prospettato dall’ autorevole studioso, ritenendo responsabili di tutti questi morti anche il mio Governo, e non solo, ma l’intero Parlamento europeo, che ha mostrato servilismo verso l’ America senza far emergere una propria identità, tale da consentire di evidenziare come gli odierni interessi e le visioni geopolitiche d’ Europa possano essere diversi da quelli americani. Io dunque non so giustificare il mio Paese per non aver saputo rispettare né recepire il sentimento degli italiani che non vogliono la guerra, né gli appelli continui del Papa per la pace. Mi sento responsabile della morte di ogni singolo ucraino morto e per ogni bambino che ha subito violenza, per l’irresponsabilità del mio governo che non ha saputo prevedere tale carneficina e ci ha resi complici di tutto quello che sta succedendo in Ucraina. Mi sembra di vivere un incubo senza fine. E questa mia malattia, la SLA, che mi tiene in un letto, mi pesa maggiormente, in quanto mi priva della possibilità di fare qualcosa di più. Se non avessi avuto questo impedimento, mi sarei legata con catene fuori Montecitorio fino a quando non avessero ascoltato il mio appello alla pace. Ancora, se una mia foto con Putin avesse potuto salvare un solo bambino ucraino, io ne avrei fatte dieci di foto! Mi sembra che tutti abbiano dimenticato cosa dice Machiavelli nel suo trattato politico Il principe: il fine giustifica il mezzo. E’ sempre stato fuori da ogni logica pensare che l’ Ucraina potesse vincere una sfida armata contro la Russia. Solo a poveri ignoranti di politica internazionale sarebbe potuto succedere di crederci, ma non a chi ha la responsabilità politica di proteggere i principi costituzionali, facendo tesoro dell’esperienza concreta delle clamorose sconfitte incassate dall’ America, e non solo, ma anche di tutto il modus operandi negli scenari di guerra che l’han vista protagonista (vedi Afghanistan, Iran, Iraq e Vietnam). Quindi, come dice giustamente il governatore della Regione Campania, l’ Occidente non ha le carte in regola per dare lezioni ad alcuno.
Questo scenario drammatico ci lascia attoniti e disarmati, privi della possibilità di fare alcunché. Eppure, come ho spiegato, la guerra in oggetto, detta “operazione speciale” dalla Russia, si poteva prevedere. Pur volendo superare l’errore commesso nel 2014 al primo allarme, cui ho già accennato, non posso giustificare il secondo, quando, quattro anni dopo, il prof. Orsini relazionò in modo inconfutabile a riguardo, avvisando che la Russia avrebbe risposto con la guerra. Tale importante informazione fu completamente ignorata e sottovalutata dai nostri parlamentari, chiudendo gli occhi davanti a quello che sarebbe accaduto nel cuore dell’Europa. Il nostro governo non ha ascoltato il grido di pace sollevato dalla maggior parte degli italiani, delle numerose associazioni, di Emergency, che di scenari di guerra ne conosce bene. E non dimentichiamo le analisi avanzate dalle molte menti eccelse al mondo, come il fisico Carlo Rovelli, e i numerosi e frequenti appelli alla pace da parte del Papa. Come dice giustamente Jorit, quanti non hanno voluto la pace, contrastando e mettendo alla gogna tutti coloro che la reclamano, vanno insieme ai carri armati. Avrei voluto che  il mio Paese avesse avuto il coraggio di ascoltare il grido di pace degli italiani e che fosse stato  magari la nazione capofila dell’ Europa ricoprendo un ruolo importante a tracciare un piano di trattative, facendo emergere i nostri valori democratici nel rispetto dei principi sanciti nella Carta Costituzionale e dimostrando così al mondo che non si può esportare la democrazia con le armi, ma con l’ esempio.
Mi strazia che l’imperversare di tanta violenza sia alimentato da un odio feroce che offuscherà la mente dei popoli, senza lasciar spazio per intravedere la strada giusta verso la costruzione di un equilibrio capace di rendere il mondo migliore. Non riesco insomma a vedere nei politici la condanna alla violenza da qualsiasi parte provenga: senza una politica guidata da autentica onestà intellettuale non si potrà mai costruire una reale alternativa efficace in termini di sistemi nazionali pacifici. Se, al contrario, queste basi di civiltà esistessero, si potrebbe persino pensare ad una visione moderna di Europa che vada da Portogallo a Urali,  inglobando dunque anche la Russia, un grande Paese, con una grande storia culturale alle spalle, dimostrando che sarebbe deleterio continuare a ostracizzarlo in blocco come nemico".