In Evidenza
IL PENSIERO - D'Agostino: "Il Napoli ha pagato molto l'assenza di Spalletti in panchina"
02.05.2024 13:56 di Redazione

A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Gaetano D’Agostino, allenatore ed ex calciatore, tra le altre, di Fiorentina e Udinese.

Lo scudetto dell’Inter può determinare l’inizio di un ciclo?
“Ai cicli, in Italia, credo poco. Che sia la squadra più forte, sì, lo ha dimostrato. L’Inter, secondo me, è una squadra che poteva giocarsi l’accesso in finale di Champions. Tuttavia, anche per il Napoli si era parlato di ciclo. Siamo sempre portati a farci prendere dalle emozioni. Culturalmente parlando, siamo un popolo umorale”.

Il problema è quando sono i dirigenti o i presidenti a farsi prendere dalle emozioni, come avvenuto al Napoli con i tre cambi in panchina. 
“Il tifo deve essere passionale, è la benzina del calcio e di ogni altro sport. D’altra parte, però, l’unica che non ha cambiato allenatore, e poteva farlo per i risultati ottenuti, è stata la Juventus, così come l’Inter o il Milan che, invece, sta programmando il prossimo anno. Torino è una piazza più fredda, naturalmente, e nella città si respira meno calcio. Se un presidente si fa trascinare e, nel bene o nel male, deve essere sempre lui il protagonista… Soltanto i calciatori, allenatore o direttori sportivi devono esserlo. Se si cambiano tre allenatori in una stagione, dando anche alibi ai calciatori, vuol dire che qualcosa si è sbagliato”.

Sono scelte che, dunque, hanno dato alibi ai giocatori?
“Come abbiamo constatato quest’anno, Spalletti è stato fondamentale per la cavalcata del Napoli. A ciò, però, andrebbe aggiunto che il tecnico ha giovato di una squadra affamata. Il Napoli, quest’anno, ha pagato l’assenza di Luciano nella comunicazione, nell’assenza di alibi. Spalletti faceva da parafulmine. Contro la Roma è stato un ottimo Napoli, che ha avuto anche tanta sfortuna. Quella attuale è stata una stagione storta, pertanto, ma che risente anche degli errori gestionali”.

La Roma sembra essere rinata con l’arrivo di De Rossi, che ha dimostrato di poterci stare in un contesto simile anche con la forza delle idee, a differenza di Mourinho.
“Se guardiamo la bacheca, non c’è confronto con Mourinho. De Rossi, conoscendo ogni angolo di Trigoria e il pensiero di ogni tifoso, ha portato quella che io chiamo spensieratezza e libertà di espressione dei giocatori. Ha sempre tutelato l’operato dei calciatori. Si è sempre assunto le proprie responsabilità. All’interno di uno spogliatoio viene apprezzato, oltre l’allenatore, soprattutto l’uomo. Il primo anno, Mou aveva adottato una strategia simile. Poi, c’è stata una assuefazione nella comunicazione del tecnico portoghese, incidendo su calciatori che, non essendo tutti campioni, hanno cominciato a risentirne. La scelta di Daniele era molto rischiosa, ma la dirigenza è stata brava ad intuirne le sue potenzialità”.

Tra i quattro nomi accostati al Napoli quali Gasperini, Conte, Pioli e Italiano, chi potrebbe fare meglio al Napoli?
“Tutti e quattro hanno delle strategie e delle filosofie diverse. Conte può incidere nell’immediato, è in grado di tirare fuori il meglio dai giocatori. Tuttavia, va lasciato lavorare in pace, molto in pace. È uno bello tosto, che vuole primeggiare nelle decisioni. Pioli è un po’ più il saggio di questi. Può portare tranquillità nell’ambiente, ma servirebbero tre o quattro anni per poter vedere dei risultati. Per portare il Napoli ad ottimi livelli ed a fare tante plusvalenze negli anni, bisognerebbe puntare a Gasperini. Il tecnico della Dea, però, dovrebbe essere il Ferguson della situazione. Ci vorrebbe una precisione quasi svizzera nella scelta dei calciatori. Infine, Italiano crede che verrebbe in bici a Napoli. Non che Firenze non sia una grande piazza, ma in azzurro punterebbe ad una ulteriore crescita nella carriera. D’altronde, la squadra è anche più incline ai suoi principi di gioco. Certo è che la scelta di un emergente come Italiano sarebbe un rischio”.

Possiamo dire che la gara di lunedì conti di più per l’Udinese?
“Assolutamente sì. Il Napoli gioca per vincere, per puntare ad una qualificazione in Europa. L’Udinese, però, ha paura. È vero che ha conquistato un punto importante, ma il Bologna era in dieci. I friulani non sono abituati a salvarsi e, dunque, giocano con paura. Non potendo avere una piazza caldissima, si rischia di cadere in un vortice. SI può retrocedere, può capitare, ma non è l’Empoli che è abituato a tali contesti. Risalire sarebbe dura”.

Dove sta tenendo i suoi corsi?
“Abbiamo aperto una succursale a Flaminia, oltre la sede Spinaceto 70. Aprire a Napoli è il mio sogno, ci sono tantissimi talenti. Devo trovare le persone adatte con cui cominciare questo progetto”.

ULTIMISSIME IN EVIDENZA
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
IL PENSIERO - D'Agostino: "Il Napoli ha pagato molto l'assenza di Spalletti in panchina"

di Napoli Magazine

02/05/2024 - 13:56

A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Gaetano D’Agostino, allenatore ed ex calciatore, tra le altre, di Fiorentina e Udinese.

Lo scudetto dell’Inter può determinare l’inizio di un ciclo?
“Ai cicli, in Italia, credo poco. Che sia la squadra più forte, sì, lo ha dimostrato. L’Inter, secondo me, è una squadra che poteva giocarsi l’accesso in finale di Champions. Tuttavia, anche per il Napoli si era parlato di ciclo. Siamo sempre portati a farci prendere dalle emozioni. Culturalmente parlando, siamo un popolo umorale”.

Il problema è quando sono i dirigenti o i presidenti a farsi prendere dalle emozioni, come avvenuto al Napoli con i tre cambi in panchina. 
“Il tifo deve essere passionale, è la benzina del calcio e di ogni altro sport. D’altra parte, però, l’unica che non ha cambiato allenatore, e poteva farlo per i risultati ottenuti, è stata la Juventus, così come l’Inter o il Milan che, invece, sta programmando il prossimo anno. Torino è una piazza più fredda, naturalmente, e nella città si respira meno calcio. Se un presidente si fa trascinare e, nel bene o nel male, deve essere sempre lui il protagonista… Soltanto i calciatori, allenatore o direttori sportivi devono esserlo. Se si cambiano tre allenatori in una stagione, dando anche alibi ai calciatori, vuol dire che qualcosa si è sbagliato”.

Sono scelte che, dunque, hanno dato alibi ai giocatori?
“Come abbiamo constatato quest’anno, Spalletti è stato fondamentale per la cavalcata del Napoli. A ciò, però, andrebbe aggiunto che il tecnico ha giovato di una squadra affamata. Il Napoli, quest’anno, ha pagato l’assenza di Luciano nella comunicazione, nell’assenza di alibi. Spalletti faceva da parafulmine. Contro la Roma è stato un ottimo Napoli, che ha avuto anche tanta sfortuna. Quella attuale è stata una stagione storta, pertanto, ma che risente anche degli errori gestionali”.

La Roma sembra essere rinata con l’arrivo di De Rossi, che ha dimostrato di poterci stare in un contesto simile anche con la forza delle idee, a differenza di Mourinho.
“Se guardiamo la bacheca, non c’è confronto con Mourinho. De Rossi, conoscendo ogni angolo di Trigoria e il pensiero di ogni tifoso, ha portato quella che io chiamo spensieratezza e libertà di espressione dei giocatori. Ha sempre tutelato l’operato dei calciatori. Si è sempre assunto le proprie responsabilità. All’interno di uno spogliatoio viene apprezzato, oltre l’allenatore, soprattutto l’uomo. Il primo anno, Mou aveva adottato una strategia simile. Poi, c’è stata una assuefazione nella comunicazione del tecnico portoghese, incidendo su calciatori che, non essendo tutti campioni, hanno cominciato a risentirne. La scelta di Daniele era molto rischiosa, ma la dirigenza è stata brava ad intuirne le sue potenzialità”.

Tra i quattro nomi accostati al Napoli quali Gasperini, Conte, Pioli e Italiano, chi potrebbe fare meglio al Napoli?
“Tutti e quattro hanno delle strategie e delle filosofie diverse. Conte può incidere nell’immediato, è in grado di tirare fuori il meglio dai giocatori. Tuttavia, va lasciato lavorare in pace, molto in pace. È uno bello tosto, che vuole primeggiare nelle decisioni. Pioli è un po’ più il saggio di questi. Può portare tranquillità nell’ambiente, ma servirebbero tre o quattro anni per poter vedere dei risultati. Per portare il Napoli ad ottimi livelli ed a fare tante plusvalenze negli anni, bisognerebbe puntare a Gasperini. Il tecnico della Dea, però, dovrebbe essere il Ferguson della situazione. Ci vorrebbe una precisione quasi svizzera nella scelta dei calciatori. Infine, Italiano crede che verrebbe in bici a Napoli. Non che Firenze non sia una grande piazza, ma in azzurro punterebbe ad una ulteriore crescita nella carriera. D’altronde, la squadra è anche più incline ai suoi principi di gioco. Certo è che la scelta di un emergente come Italiano sarebbe un rischio”.

Possiamo dire che la gara di lunedì conti di più per l’Udinese?
“Assolutamente sì. Il Napoli gioca per vincere, per puntare ad una qualificazione in Europa. L’Udinese, però, ha paura. È vero che ha conquistato un punto importante, ma il Bologna era in dieci. I friulani non sono abituati a salvarsi e, dunque, giocano con paura. Non potendo avere una piazza caldissima, si rischia di cadere in un vortice. SI può retrocedere, può capitare, ma non è l’Empoli che è abituato a tali contesti. Risalire sarebbe dura”.

Dove sta tenendo i suoi corsi?
“Abbiamo aperto una succursale a Flaminia, oltre la sede Spinaceto 70. Aprire a Napoli è il mio sogno, ci sono tantissimi talenti. Devo trovare le persone adatte con cui cominciare questo progetto”.