Se c’è un calciatore che è spesso riuscito a essere decisivo nei derby, quello è Suso. L’ex esterno del Milan segnò infatti tre gol contro l’Inter, rendendo i nerazzurri la seconda squadra a cui ha segnato di più nella sua carriera, alle spalle solo del Frosinone. Eppure, la storia sarebbe potuta cambiare: “Potevo liberarmi con il pagamento di una clausola e l’Inter voleva pagarla. Spalletti mi chiamò e gli parlai al cellulare. Il fatto che l’Inter mi volesse era un orgoglio ma io ero del Milan. Ho detto di no: non sarebbe stato giusto, per quello che avevo vissuto a Milano“.
Lo spagnolo segnò una doppietta al suo primo derby: “Il Milan è la squadra in cui sono stato più felice. Era il mio primo derby da titolare e l’atmosfera era speciale. Se avessimo vinto sarei andato a casa a piedi, ma l’Inter pareggiò nel recupero“.
Sulle sensazioni che si provano a giocare un derby davanti a uno stadio come San Siro, invece, Suso ha raccontato: “È una sensazione di felicità perché fai parte di qualcosa che hai visto in tv da bambino. Sei orgoglioso di esserci arrivato“.
La sua avventura al Milan finì nel gennaio 2020: “C’è stato un periodo non bello come risultati. Il Milan aveva preso Pioli e a dicembre 2019 perdemmo 5-0 contro l’Atalanta. Pioli poco dopo mi tolse dalla formazione e io pensai che non volesse farmi sentire importante. Cominciai a non giocare e la squadra vinceva, il calcio a volte va così. Ho sentito che fosse il momento migliore per chiudere“.
Sul Milan di oggi, invece, lo spagnolo ha dichiarato: “Mi piace. Quando guardo una partita di A, guardo il Milan. Lotterà per lo scudetto, come l’Inter. Allegri, che si giochi bene o male, è un allenatore fantastico”. Verso il derby è difficile fare pronostici: “È diverso da tutto, se anche fosse prima contro ultima sarebbe impossibile sapere come andrà. Comanda l’adrenalina“.
Non poteva mancare un commento su Leao, compagno di squadra di Suso negli ultimi anni del classe ’93 in rossonero: “Ai tempi era molto giovane, timido, un ragazzo molto buono. Con quelle gambe lunghe, in allenamento, non lo prendeva nessuno. Ora può fare quello che vuole, ha tutto per essere uno dei migliori. Il problema è che nel calcio oggi ci sono giocatori molto più fisici, di corsa. Lui ha il fisico ma la gente si aspetta tanto“.
Suso ha parlato anche di Gennaro Gattuso, elogiando l’attuale CT azzurro: “Io penso che sia l’uomo giusto per l’Italia: tatticamente è bravo, gestisce molto bene il gruppo e ha carisma. Per me è la persona perfetta“. Sono diversi gli allenatori che lo spagnolo ha ringraziato: “A Montella devo tutto. Mi ha detto ‘rimani qui e faremo grandi cose’. Poi Gattuso, era come se fosse non dico un amico, ma una persona che capisce tutto in spogliatoio. Luis Enrique, che è il numero 1 per tattica e modo di vedere le partite. E Lopetegui perché con lui ho vinto un’Europa League“.
E se in passato lo spagnolo dichiarava di non voler provare l’esperienza in panchina, ora il suo pensiero è cambiato: “Penso che non sarei un cattivo allenatore, anche se è un lavoro difficile: gli allenatori lavorano tutto il giorno. Mi piacciono le squadre che costruiscono dal basso, è stata la mia cultura. Sarei un po’ alla Fabregas, che per me diventerà molto bravo“. Anche se la sua avventura da calciatore non è ancora finita: “Gioco al Cadice, sono a casa: volevo tornare qui ad aiutare la squadra a tornare in Liga. Prima o poi parlerò per entrare nella direzione tecnica ma non so se giocherò uno, due, tre anni“.
di Redazione
21/11/2025 - 11:52
Se c’è un calciatore che è spesso riuscito a essere decisivo nei derby, quello è Suso. L’ex esterno del Milan segnò infatti tre gol contro l’Inter, rendendo i nerazzurri la seconda squadra a cui ha segnato di più nella sua carriera, alle spalle solo del Frosinone. Eppure, la storia sarebbe potuta cambiare: “Potevo liberarmi con il pagamento di una clausola e l’Inter voleva pagarla. Spalletti mi chiamò e gli parlai al cellulare. Il fatto che l’Inter mi volesse era un orgoglio ma io ero del Milan. Ho detto di no: non sarebbe stato giusto, per quello che avevo vissuto a Milano“.
Lo spagnolo segnò una doppietta al suo primo derby: “Il Milan è la squadra in cui sono stato più felice. Era il mio primo derby da titolare e l’atmosfera era speciale. Se avessimo vinto sarei andato a casa a piedi, ma l’Inter pareggiò nel recupero“.
Sulle sensazioni che si provano a giocare un derby davanti a uno stadio come San Siro, invece, Suso ha raccontato: “È una sensazione di felicità perché fai parte di qualcosa che hai visto in tv da bambino. Sei orgoglioso di esserci arrivato“.
La sua avventura al Milan finì nel gennaio 2020: “C’è stato un periodo non bello come risultati. Il Milan aveva preso Pioli e a dicembre 2019 perdemmo 5-0 contro l’Atalanta. Pioli poco dopo mi tolse dalla formazione e io pensai che non volesse farmi sentire importante. Cominciai a non giocare e la squadra vinceva, il calcio a volte va così. Ho sentito che fosse il momento migliore per chiudere“.
Sul Milan di oggi, invece, lo spagnolo ha dichiarato: “Mi piace. Quando guardo una partita di A, guardo il Milan. Lotterà per lo scudetto, come l’Inter. Allegri, che si giochi bene o male, è un allenatore fantastico”. Verso il derby è difficile fare pronostici: “È diverso da tutto, se anche fosse prima contro ultima sarebbe impossibile sapere come andrà. Comanda l’adrenalina“.
Non poteva mancare un commento su Leao, compagno di squadra di Suso negli ultimi anni del classe ’93 in rossonero: “Ai tempi era molto giovane, timido, un ragazzo molto buono. Con quelle gambe lunghe, in allenamento, non lo prendeva nessuno. Ora può fare quello che vuole, ha tutto per essere uno dei migliori. Il problema è che nel calcio oggi ci sono giocatori molto più fisici, di corsa. Lui ha il fisico ma la gente si aspetta tanto“.
Suso ha parlato anche di Gennaro Gattuso, elogiando l’attuale CT azzurro: “Io penso che sia l’uomo giusto per l’Italia: tatticamente è bravo, gestisce molto bene il gruppo e ha carisma. Per me è la persona perfetta“. Sono diversi gli allenatori che lo spagnolo ha ringraziato: “A Montella devo tutto. Mi ha detto ‘rimani qui e faremo grandi cose’. Poi Gattuso, era come se fosse non dico un amico, ma una persona che capisce tutto in spogliatoio. Luis Enrique, che è il numero 1 per tattica e modo di vedere le partite. E Lopetegui perché con lui ho vinto un’Europa League“.
E se in passato lo spagnolo dichiarava di non voler provare l’esperienza in panchina, ora il suo pensiero è cambiato: “Penso che non sarei un cattivo allenatore, anche se è un lavoro difficile: gli allenatori lavorano tutto il giorno. Mi piacciono le squadre che costruiscono dal basso, è stata la mia cultura. Sarei un po’ alla Fabregas, che per me diventerà molto bravo“. Anche se la sua avventura da calciatore non è ancora finita: “Gioco al Cadice, sono a casa: volevo tornare qui ad aiutare la squadra a tornare in Liga. Prima o poi parlerò per entrare nella direzione tecnica ma non so se giocherò uno, due, tre anni“.