In Evidenza
AIAC - Ulivieri: "Bologna-Napoli? Sarà una gara interessante tra due grandi squadre"
07.11.2025 11:44 di Redazione
aA

A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Renzo Ulivieri, presidente Assoallenatori ed ex allenatore di Napoli e Bologna.

Conte, quando ha parlato di un club che debba crescere anche dal punto di vista dello staff sanitario e fisioterapico, ha scaricato le proprie responsabilità? 

“Questa è una domanda che andrebbe fatta direttamente a Conte. A me pare che un allenatore debba sempre essere responsabile. Roberto Mancini, per esempio, se le assumeva sempre, le responsabilità, e credo che anche Conte dovrebbe farlo. Poi, se c’è da discutere su qualcosa, si può discutere. È cambiato qualcosa rispetto all’anno scorso? Sì, sono cambiati gli impegni internazionali. Gestire un campionato senza coppe, con partite da domenica a domenica, è più semplice, anche per i tempi di recupero dei giocatori. In una situazione come questa, con qualche calciatore soggetto a infortuni ricorrenti, può succedere: non è la norma nei numeri, forse, ma ci sono periodi in cui accade. All’interno della società e dello staff bisogna sempre andare a verificare, a studiare il lavoro. Sono convinto che questo venga fatto, perché oggi si analizza tutto. È chiaro, però, che certi periodi negativi possono capitare a chiunque".

Quella di Conte è parsa una frecciata elegante al club e allo staff sanitario, soprattutto considerando che per anni il Napoli ha saputo convivere con la fatica e i ritmi del doppio, se non triplo, impegno stagionale. Dunque, il salto in avanti non dovrebbe farlo il club, ma il Napoli di Conte? 

“Non mi sembra un attacco, anche perché la norma – e vale per Conte come per tutti – è che lo staff medico influisca sull’allenamento: se un giocatore deve riposare, lo comunica, se un altro è disponibile, pure. Lo staff medico collabora con quello tecnico, e quindi con Conte. È un lavoro congiunto, succede in tutti i club, anche nei più strutturati".

Parlando con l’allenatore Renzo Ulivieri, quest’anno si è toccato un record negativo in Serie A per gol segnati in una sola giornata. Qual è la spiegazione? 

“Forse si cerca troppo il giro palla e poco la verticalizzazione. Quello che noi allenatori chiamiamo ‘lettura del momento’: una squadra, quando entra in possesso palla, deve capire se è il caso di andare subito in avanti. Scegliere la giocata verticale vuol dire ripartire e trovare l’avversario non ancora schierato. Se invece non ci sono spazi, allora si manovra. Nel primo caso si è ‘italiani’, nella mente; nel secondo, si diventa un po’ ‘spagnoli’. Tante volte il Napoli fa così, passa direttamente dalla difesa all’attacco, diventando all’occorrenza anche ‘inglese’… ma gli inglesi di una volta, non quelli di oggi. Un allenatore deve essere un meticcio, nel senso buono: deve conoscere tante situazioni e farle praticare alla propria squadra. È vero che ci sono squadre che palleggiano di più e altre che verticalizzano, ma verticalizzare vuol dire anche rischiare. Bisogna capire quando conviene e quando no: il calcio è fatto di equilibrio ed economia dei gesti".

Parlando proprio di rischio, non crede che al Napoli sia mancato il coraggio contro l’Eintracht? 

“Sugli esterni il Napoli attacca tanto, ma è un po’ più difficile sfondare centralmente, perché ormai le squadre si chiudono molto in quella zona. È logico, ed è difficile entrare lì. Si può provare il tiro dal limite, e il Napoli ci ha provato; si può tentare il tiro di prima intenzione sulle respinte, e anche quello si è visto. C’è poi la possibilità del cross, del traversone o del pallone messo dal fondo, e il Napoli ha creato anche da lì. Forse è mancata un po’ la combinazione centrale tra i due attaccanti, ma questo dipende anche dall’assenza di Lukaku. Con lui in campo, certe giocate si vedono di più".

Domenica si affronteranno due filosofie calcistiche agli antipodi: da un lato il bel calcio orchestrato di Italiano, dall’altro il risultatismo pragmatico di Conte. Lei, personalmente, da che parte sta? Preferisce il calcio spettacolare o quello più concreto? 

“Ai miei corsi a Coverciano dico sempre una cosa ai ragazzi: l’obiettivo dell’allenatore è, prima di tutto, il risultato; poi viene lo spettacolo. Però abbiamo bisogno anche di creare uno spettacolo bello, che coinvolga il pubblico. Il terzo obiettivo è la crescita individuale dei giocatori. Se un calciatore oggi vale 8 e a fine anno vale 10, è un vantaggio per la società. Quindi, l’allenatore deve pensare al risultato, allo spettacolo e alla valorizzazione del giocatore. Poi, certo, ci sono colleghi che mettono le priorità in ordine diverso: qualcuno dice prima lo spettacolo, poi il risultato. Va bene, sono sfumature. Io non dividerei troppo tra calcio ‘pragmatico’ e ‘spettacolare’: dipende sempre dagli obiettivi e dalle caratteristiche dei giocatori che hai. Tutti gli allenatori, in fondo, sono pragmatici, perché cercano di ottenere il massimo con ciò che hanno a disposizione".

Sarebbe banale dire che, in vista della sfida di domenica tra Bologna e Napoli, ci arriva meglio la squadra di casa? 

“Sì, il Bologna ha fatto una grande gara, ieri è finita 0-0 ma è stata una bella partita. È una squadra che gioca bene, ordinata, con idee chiare. Io però ricordo anche Napoli–Bologna dell’anno scorso: il Bologna, pur sotto di un gol, nel secondo tempo concesse al Napoli un massimo di due passaggi prima di riconquistare la palla. Dal punto di vista tattico, fu una partita bellissima da vedere. Credo che sarà una gara interessante, tra due grandi squadre e due grandi allenatori".

Ha accennato al pareggio di ieri: quanto peseranno le fatiche di Europa League sulle gambe dei calciatori del Bologna di Italiano? 

“Non lo so, lì si tratta un po’ di indovinare. Qualcosa sicuramente inciderà, ma dipenderà da quello che gli dirà lo staff e, soprattutto, da ciò che segnalerà il reparto medico. In base a quello, Italiano farà le sue scelte".

ULTIMISSIME IN EVIDENZA
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
AIAC - Ulivieri: "Bologna-Napoli? Sarà una gara interessante tra due grandi squadre"

di Redazione

07/11/2025 - 11:44

A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Renzo Ulivieri, presidente Assoallenatori ed ex allenatore di Napoli e Bologna.

Conte, quando ha parlato di un club che debba crescere anche dal punto di vista dello staff sanitario e fisioterapico, ha scaricato le proprie responsabilità? 

“Questa è una domanda che andrebbe fatta direttamente a Conte. A me pare che un allenatore debba sempre essere responsabile. Roberto Mancini, per esempio, se le assumeva sempre, le responsabilità, e credo che anche Conte dovrebbe farlo. Poi, se c’è da discutere su qualcosa, si può discutere. È cambiato qualcosa rispetto all’anno scorso? Sì, sono cambiati gli impegni internazionali. Gestire un campionato senza coppe, con partite da domenica a domenica, è più semplice, anche per i tempi di recupero dei giocatori. In una situazione come questa, con qualche calciatore soggetto a infortuni ricorrenti, può succedere: non è la norma nei numeri, forse, ma ci sono periodi in cui accade. All’interno della società e dello staff bisogna sempre andare a verificare, a studiare il lavoro. Sono convinto che questo venga fatto, perché oggi si analizza tutto. È chiaro, però, che certi periodi negativi possono capitare a chiunque".

Quella di Conte è parsa una frecciata elegante al club e allo staff sanitario, soprattutto considerando che per anni il Napoli ha saputo convivere con la fatica e i ritmi del doppio, se non triplo, impegno stagionale. Dunque, il salto in avanti non dovrebbe farlo il club, ma il Napoli di Conte? 

“Non mi sembra un attacco, anche perché la norma – e vale per Conte come per tutti – è che lo staff medico influisca sull’allenamento: se un giocatore deve riposare, lo comunica, se un altro è disponibile, pure. Lo staff medico collabora con quello tecnico, e quindi con Conte. È un lavoro congiunto, succede in tutti i club, anche nei più strutturati".

Parlando con l’allenatore Renzo Ulivieri, quest’anno si è toccato un record negativo in Serie A per gol segnati in una sola giornata. Qual è la spiegazione? 

“Forse si cerca troppo il giro palla e poco la verticalizzazione. Quello che noi allenatori chiamiamo ‘lettura del momento’: una squadra, quando entra in possesso palla, deve capire se è il caso di andare subito in avanti. Scegliere la giocata verticale vuol dire ripartire e trovare l’avversario non ancora schierato. Se invece non ci sono spazi, allora si manovra. Nel primo caso si è ‘italiani’, nella mente; nel secondo, si diventa un po’ ‘spagnoli’. Tante volte il Napoli fa così, passa direttamente dalla difesa all’attacco, diventando all’occorrenza anche ‘inglese’… ma gli inglesi di una volta, non quelli di oggi. Un allenatore deve essere un meticcio, nel senso buono: deve conoscere tante situazioni e farle praticare alla propria squadra. È vero che ci sono squadre che palleggiano di più e altre che verticalizzano, ma verticalizzare vuol dire anche rischiare. Bisogna capire quando conviene e quando no: il calcio è fatto di equilibrio ed economia dei gesti".

Parlando proprio di rischio, non crede che al Napoli sia mancato il coraggio contro l’Eintracht? 

“Sugli esterni il Napoli attacca tanto, ma è un po’ più difficile sfondare centralmente, perché ormai le squadre si chiudono molto in quella zona. È logico, ed è difficile entrare lì. Si può provare il tiro dal limite, e il Napoli ci ha provato; si può tentare il tiro di prima intenzione sulle respinte, e anche quello si è visto. C’è poi la possibilità del cross, del traversone o del pallone messo dal fondo, e il Napoli ha creato anche da lì. Forse è mancata un po’ la combinazione centrale tra i due attaccanti, ma questo dipende anche dall’assenza di Lukaku. Con lui in campo, certe giocate si vedono di più".

Domenica si affronteranno due filosofie calcistiche agli antipodi: da un lato il bel calcio orchestrato di Italiano, dall’altro il risultatismo pragmatico di Conte. Lei, personalmente, da che parte sta? Preferisce il calcio spettacolare o quello più concreto? 

“Ai miei corsi a Coverciano dico sempre una cosa ai ragazzi: l’obiettivo dell’allenatore è, prima di tutto, il risultato; poi viene lo spettacolo. Però abbiamo bisogno anche di creare uno spettacolo bello, che coinvolga il pubblico. Il terzo obiettivo è la crescita individuale dei giocatori. Se un calciatore oggi vale 8 e a fine anno vale 10, è un vantaggio per la società. Quindi, l’allenatore deve pensare al risultato, allo spettacolo e alla valorizzazione del giocatore. Poi, certo, ci sono colleghi che mettono le priorità in ordine diverso: qualcuno dice prima lo spettacolo, poi il risultato. Va bene, sono sfumature. Io non dividerei troppo tra calcio ‘pragmatico’ e ‘spettacolare’: dipende sempre dagli obiettivi e dalle caratteristiche dei giocatori che hai. Tutti gli allenatori, in fondo, sono pragmatici, perché cercano di ottenere il massimo con ciò che hanno a disposizione".

Sarebbe banale dire che, in vista della sfida di domenica tra Bologna e Napoli, ci arriva meglio la squadra di casa? 

“Sì, il Bologna ha fatto una grande gara, ieri è finita 0-0 ma è stata una bella partita. È una squadra che gioca bene, ordinata, con idee chiare. Io però ricordo anche Napoli–Bologna dell’anno scorso: il Bologna, pur sotto di un gol, nel secondo tempo concesse al Napoli un massimo di due passaggi prima di riconquistare la palla. Dal punto di vista tattico, fu una partita bellissima da vedere. Credo che sarà una gara interessante, tra due grandi squadre e due grandi allenatori".

Ha accennato al pareggio di ieri: quanto peseranno le fatiche di Europa League sulle gambe dei calciatori del Bologna di Italiano? 

“Non lo so, lì si tratta un po’ di indovinare. Qualcosa sicuramente inciderà, ma dipenderà da quello che gli dirà lo staff e, soprattutto, da ciò che segnalerà il reparto medico. In base a quello, Italiano farà le sue scelte".